Il 22 aprile si è tenuta la seconda edizione del Laives Trail, una gara di trail running che offre due tracciati, uno di 51km e uno di 20km, che si snodano tra alcune delle più belle montagne dell’Alto Adige.
Tra il gremito gruppo di corridori professionisti che hanno preso il via a questa fantastica manifestazione, già alla partenza si poteva distinguerne uno più speciale degli altri. Mentre tutti si apprestavano a partire muniti di zaino, giacca a vento, gel e acqua, Marco Olmo, la leggenda del trail italiano, indossa il classico completo da maratoneta: per lui solo una maglietta e un paio di pantaloncini, per viaggiare leggeri e muoversi veloce tra le montagne.
Marco la leggerezza l’ha sempre cercata e sa bene quanto sia importante ridurre al minimo il carico, soprattutto quando si corre in un ambiente ostile, come la montagna o il deserto.
Sì, perchè Olmo, a 68 anni, la settimana prima era in Marocco per correre la sua ventiduesima Marathon Des Sables, una gara a tappe nell’arido deserto africano.
La sera prima della gara, Olmo è stato il protagonista di una serata in cui si è discusso di cosa significa correre, di cosa sia il trail running per lui e di come abbia scoperto questa passione.
Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare da un ex vincitore dell’UTMB, una gara intorno al Monte Bianco molto famosa, Marco non è nato atleta. Infatti, solamente a 30 anni ha iniziato a correre, arrivando tra gli ultimi, almeno così ha raccontato lui, in una corsa vicino a casa.
Da quel momento è iniziata la strada verso i più alti livelli del trail running mondiale; la corsa, come afferma egli stesso, è la sua vita, ciò che lo ha fatto rinascere.
Marco Olmo è un lupo solitario, uno a cui non piace stare al centro dell’attenzione e che, senza falsa modestia, pensa di non aver fatto nulla di speciale.
Una cosa peculiare è il fatto che non si sia portato davanti insieme ai primi alla linea di partenza, come è usanza fare dei corridori professionisti, in modo da non rimanere “bloccati” nelle retrovie e poter prendere subito spazio. Molto umilmente si è messo tra le “persone normali”, salutando tutti e scambiando qualche parola con chi gli stava vicino. In realtà, per molti trail runners di tutto il mondo, specialmente per i “più adulti”, rappresenta un punto di riferimento, simbolo di forza, amore per la vita e per lo sport, dedizione e tanto coraggio.
I momenti di condivisione non sono mancanti neanche una volta che la gara è terminata. Insomma, sia tra i sentieri, come confermano alcuni di quelli che gli hanno corso vicino, sia al di fuori della corsa, Marco Olmo è davvero una persona squisita, piacevole e con la quale si entra facilmente in sintonia.
Se è vero che l’umiltà è ciò che contraddistingue un vero campione, possiamo stare certi di trovarci ad un grandissimo atleta. Lo conferma anche il risultato: Marco Olmo si è piazzato tra i primi posti, superando molti atleti più giovani e dimostrando sul campo, ancora una volta, il perchè sia davvero il simbolo per eccellenza del trail italiano.
Articolo di Daniel Zanatta, trail runner che ha partecipato alla corsa