Cambogia: l’accoglienza più vera e la maestosità della natura

La Cambogia, piccolo tassello dell’Indocina, stretto tra lo sviluppo sconsideratamente veloce della Thailandia e la quiete millenaria del Laos, è nota per due epoche storiche che hanno segnato profondamente questo popolo: la grandiosità dell’impero Angkor, che ha lasciato in eredità templi e rovine disseminate nel mezzo della giungla, per cui ora orde di turisti giungono nei suoi territori, e la salita al potere dei Khmer Rossi, che ha lasciato uno squarcio di sangue e distruzione difficile da ricucire.
Ma la Cambogia non è solo Angkor Wat o Pol Pot: ci sono ancora tanti tasselli e sfaccettature di questo paese e della sua cultura inesplorati o sconosciuti, ma che insieme costituiscono l’intero caleidoscopio di luoghi, sapori, odori e colori di questa terra.

Andiamo con ordine: il punto d’arrivo (a meno che non si attraversi il confine via terra) è la caotica capitale, Phnom Penh, emblema di uno sviluppo esponenziale che sta prendendo d’assalto il paese, partendo dalla sua città più importante.

Phnom Penh

Se dapprima rimarrete un po’ turbati dal traffico, dallo smog e dal grigiore di questo tumulto, pian piano comincerete ad entrarci e ad apprezzare anche la parte meno interessante della Cambogia. Meta turistica per eccellenza, il Palazzo Reale è il fulcro della capitale: con le sue guglie dorate, ricostruite un secolo fa in perfetto stile khmer, è un’oasi di verde e di quiete (apparente) sulla sponda dell’immenso Mekong. Diametralmente opposto, sia dal punto di vista geografico che spirituale, il museo del genocidio di Tuol Sleng è il macabro memoriale di quelli che furono gli anni più cupi non solo della storia di questo popolo, ma di un secolo già martoriato da stermini e guerre, alcune tristemente note al resto del mondo e altre invece nascoste tra il fogliame della giungla.

Il modo più autentico per visitare la Cambogia è sicuramente quello via terra: tantissime sono le compagnie che offrono diverse rotte in autobus, mini van o bus notturno. Dalla frenesia di sviluppo di Phnom Penh alla calma di Battambang, 7 ore di pullman immersi nella regione con il maggior numero di fosse comuni e mine inesplose, si attraversano luoghi e paesini dove gli abitanti non sono avvezzi a incontrare occidentali lungo la strada.

Battambang

Sono straniti, sì, ma sempre sorridenti e aperti verso il prossimo, vicino o lontano di cultura che sia. Perché questo è lo spirito dei cambogiani: la forma di accoglienza più pura che permea la loro vita e che li rende un popolo così meraviglioso.

Battambang, al confine con l’evoluta Thailandia, è il capoluogo della provincia Nord-occidentale, nonché ex fulcro del potere coloniale francese. Ed è proprio lo stile imperialista francese che emerge dagli edifici del lungo fiume, e rende così squisitamente caratteristica questa cittadina poco presente nelle rotte tradizionali dei viaggiatori di passaggio per il paese.

È superfluo spendere molte parole sui templi di Angkor, il fiore all’occhiello della Cambogia, nonché fonte maggiore di guadagni: le foto parlano da sé.

Qui la natura si è letteralmente ripresa ciò che l’uomo, più di mille anni fa, ha tentato di prendere, costruendo nel mezzo della giungla un impero, ora in rovina e fagocitato dagli alberi.

Angkor Wat
La maestosità dei luoghi sacri che popolano la macchia di verde che si estende a perdita d’occhio è uno spettacolo unico al mondo, indescrivibile per la carica emotiva che sprigiona sui visitatori ignari di quella che fu la potenza di questo popolo in passato.
I milioni di visitatori annuali stimati si riversano nelle centinaia di strutture alberghiere presenti a Siem Reap, il punto d’accesso al Parco Archeologico costruito ad hoc per poter ospitare le orde di turisti.

Da un’immersione nella cultura angkoriana a un’immersione nelle acque cristalline dell’Oceano Indiano: esistono due modi per raggiungere Sihanoukville, il maggiore centro costiero della Cambogia, in bus notturno o in aereo. La scelta è dettata esclusivamente dal tipo di viaggiatore che siete, dai giorni a disposizione e dal budget del viaggio.
Il porto principale cambogiano, ormai invaso da casinò cinesi, è il miglior punto di partenza per raggiungere i paradisi tropicali disseminati lungo la costa e sulle isole. A una decina di km lungo la costa, Otres Beach è un lembo di spiaggia bianchissima su cui fanno ombra i pochi resort di lusso presenti (ma non temete, potete approfittare dei loro stabilimenti anche se non siete clienti!). Per i viaggiatori low budget, a qualche minuto verso l’entroterra potrete trovare alloggio presso Otres Village, una stradina abitata da new hippies che hanno trovato lì la loro dimensione, aprendo deliziose guesthouse a buon mercato e offrendo la sera intrattenimento a base di jazz e buon cibo.

A una mezz’ora di traversata in una delle spericolate speed boat potrete raggiungere le isole di Koh Rong e Koh Rong Samloem, due autentici paradisi terrestri.

Koh Rong

La prima, l’isola maggiore, offre più possibilità dove dormire, ma se volete un po’ di pace potete optare per Coconut Beach, un molo isolato rispetto alla parte più viva dell’isola, dove pochi bungalow e tende (raggiungibili esclusivamente a bordo del cassone di un trattore) sono disseminati sulla spiaggia, e si respira un’atmosfera di puro relax e distacco dal resto del mondo.
La sua vicina più piccola, invece, è ancor più selvatica e per questo offre ancor meno possibilità di alloggio.

Un consiglio: cercate a M’Pai Bay, un villaggio di pescatori con qualche guesthouse direttamente sul mare, per vivere maggiormente a contatto con gli abitanti del posto e godersi qualche escursione tra mare e giungla alla scoperta delle spiagge più nascoste (come Clearwater Bay).

cambogia

Ultimo tassello di questo grande puzzle che caratterizza la Cambogia è la provincia di Kampot, al confine col Vietnam. Questa zona, nota per l’omonimo pregiatissimo pepe, e tristemente invasa per decenni durante la guerra con il popolo vicino, offre uno spettacolo della natura difficilmente ritrovabile altrove: tra il verde delle palme e delle distese di riso, verso l’orizzonte frastagliato dai monti, si scorgono le abitazioni di legno variopinto disseminate lungo i sentieri di terra battuta rossa.
E cosa dire della vicina Kep, quella che un tempo era stata rinominata “la Saint-Tropez del Sud Est Asiatico”: un adorabile villaggio coloniale, di cui rimangono le ville diroccate invase dagli spettri del passato, un molo ancora utilizzato e la voglia di tornare allo splendore di un tempo.

Se questo breve racconto non vi è bastato per suscitare la curiosità verso un paese ancora poco esplorato dai viaggiatori di tutto il mondo, forse è il caso che lo visitiate di persona, per poter scoprire anche voi i mille volti della Cambogia.

 

Articolo e foto di Vittoria Laghi

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Redazione Zaino in Viaggio

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