Una delle prime scarpe da camminata che abbiamo provato sono state le Asics Fuji Trabuco 4. L’idea di avere una scarpa adatta alla montagna e ai boschi, che non fosse simile però al classico scarpone da montanaro ci aveva stuzzicato parecchio e, nel giro di poco tempo, abbiamo deciso di acquistarle. Quella che ci si è presentata davanti era, senza ombra di dubbio, una calzatura molto valida, ma con diverse pecche. Per citarvene alcune, possiamo fare riferimento alla tomaia, che in pochissimo tempo ha presentato dei punti di rottura, o alla suola, molto buona su terreni terrosi, ma poco adatta a ghiaia e suoli più sdrucciolevoli. Dopo molti chilometri, avevamo deciso di congedare le Trabuco 4 e di passare a qualche altro modello. Ora, qualche anno è passato e la nostra attenzione è stata attirata, nuovamente, da una scarpa targata Asics. Come avrete capito dal titolo di questo articolo, la calzatura che ci ha portato di nuovo ad acquistare una Asics è stata proprio la nuova edizione della Trabuco, le Asics Fuji Trabuco 5. Sì, perchè qualche mese fa è uscito il quinto modello di questa serie, che ormai da anni è presente sul mercato delle calzature per escursioni e corse in montagna.
Cosa è cambiato dalla versione precedente? Possiamo dire che ora vale la pena acquistarne un paio o presentano i medesimi difetti della quarta edizione? Sono domande a cui daremo risposta in questo articolo. Ci teniamo a precisare che queste sono solo opinioni personali e che potreste avere sensazioni diverse una volta indossate le Fuji Trabuco 5.
I cambiamenti positivi
Iniziamo subito mettendo in luce quali sono stati i cambiamenti positivi che Asics ha apportato ad una delle sue scarpe più famose. Ecco quindi una lista di tutto ciò che ci ha stupito delle Trabuco 5.
La tomaia è più resistente
Uno degli aspetti negativi della quarta edizione era la facilità con cui la tomaia si danneggiava. Insomma, è ovvio che praticando corsa in montagna ci si trova più spesso davanti ad urti con rocce e tronchi, ma una scarpa pensata prima di tutto per questa disciplina dovrebbe essere in grado di sostenerli almeno per qualche mese. Se la 4 non ci aveva dato grandi soddisfazioni, la Trabuco 5, invece, ci fa essere orgogliosi di Asics. Nonostante i terreni impervi a cui abbiamo sottoposto questo modello (ghiaioni, fango e pietre bagnate), la tomaia non presenta ancora segno di cedimento. Questo è dovuto, secondo noi, alla riduzione del numero di cuciture presenti sulla parte esterna della scarpa. Se nella quarta edizione si potevano vedere diverse linee di stoffa cucite sulla tomaia, le 5 sono molto più pulite sotto questo punto di vista. Non si tratta di cuciture termiche, cosa che avrebbe reso la parte esterna ancora più resistente, ma non possiamo di certo lamentarci, visti i miglioramenti.
La suola ha un grip migliorato
Si tratta, senza ombra di dubbio, del miglioramento che più apprezziamo di questa scarpa. Infatti, anche se la tomaia è migliorata e la calzatura è, nel suo complesso, più resistente, una suola scarsa ci avrebbe comunque tenuti lontani da questo modello. Dopo il nostro test, però, possiamo dire che il grip è decisamente più elevato, specialmente sulle superfici in cui la quarta edizione faceva fatica: ghiaia e sentieri bagnati. Mentre con il modello precedente si aveva la sensazione di scivolare ad ogni passo su un fondo umido, la Trabuco 5 riesce a dare una maggiore stabilità anche durante una camminata in discesa. Questo effetto positivo è dovuto al cambio radicale nella suola. Il pattern dei tacchetti è stato rivisto e modificato, andando così a regalare una performance migliore dove una volta non offriva fiducia.
Un’ammortizzazione rivista e migliorata
L’ultimo miglioramento che possiamo notare nelle Fuji Trabuco 5 si può trovare nell’ammortizzazione. Dove le Trabuco 4 presentavano una differenza di 12mm tra la caviglia e la punta del piede, la quinta edizione vede uno stacco di soli 8mm. Ciò dona un comfort maggiore e una migliore sensazione del terreno. A questo va aggiunta la tecnologia GEL, da anni ormai inserita da Asics su una vasta gamma di scarpe. Il GEL offre una grande comodità in discesa, quando si tende ad atterrare maggiormente sul tallone e il ginocchio deve subire urti maggiori. Nel complesso, abbiamo trovato che la stabilità della scarpa è superiore al modello numero quattro e siamo felici di constatare questi cambiamenti.
Le note dolenti
Non è tutto rose e fiori, comunque. Ci sono ancora alcuni aspetti da migliorare, anche se possono sembrare secondari. Ecco alcuni di quelli che abbiamo notato.
I lacci sono un po’ corti
Non si tratta della fine del mondo, ne siamo coscienti, però è capitato diverse volte di dover faticare a chiudere il nodo, per via della lunghezza delle stringhe. Soprattutto per chi fa gare di corsa, potrebbe essere uno svantaggio sostanziale, nel momento in cui si deve lottare per fissare i lacci al volo. Salomon, ad esempio, per risolvere questo problema ha un sistema molto rapido, che non necessita di stringhe, decisamente superiore a quello di Asics.
Calzano piccole
Non è uno svantaggio, ma più che altro un motivo per informarvi del fatto che è buono aggiungere un numero intero a quello che siete soliti ordinare. Sarà il modello di scarpa, sarà un tipo di misurazione diverso da quello standard, ma è un fattore da tenere in considerazione al momento dell’acquisto. Come detto, un numero in più non dovrebbe causarvi problemi.
Il verdetto finale
Dopo aver testato le Fuji Trabuco 5 per un centinaio di chilometri, possiamo dire che si tratta di una calzatura che ha fatto passi da gigante rispetto alla sua versione precedente. Sicuramente la suola non è ancora ai livelli a cui potrebbe essere, ma a meno che non si vada su terreni particolarmente scoscesi, non avrete problemi a rimanere incollati al suolo. L’ammortizzazione migliorata offre sicuramente un grande vantaggio e permette ai corridori di lasciarsi andare anche sulle discese più ripide. Per chi cammina, invece, questa scarpa rappresenta un ottimo compromesso tra una calzatura casual e un buon scarponcino da montagna.
[Ci teniamo a precisare che questa NON è una sponsorizzazione]
Articolo e recensione a cura di Daniel Zanatta (trail runner)