Myanmar: tra sorrisi, natura, vita ed energia

Non conoscersi e incontrarsi per caso, uniti dai valori del viaggio. A inizio settembre, davanti a una birra nel cuore della Barceloneta, un quartiere di Barcellona, abbiamo conosciuto Marco, un ragazzo italiano che vive in Spagna e che è autore del libro “L’ombra del viaggiatore: La strada delle Meraviglie. Marco è un viaggiatore, uno di quei viaggiatori che non cerca comodità e sicurezza, ma che ama vivere di avventure, e con gli occhi che brillavano ci ha raccontato alcune esperienze vissute poco tempo prima, in Myanmar.

Le sensazioni che Marco ha vissuto durante quel viaggio si sono trasformate in parole e, anche se è complicato spiegare ogni emozione provata, siamo sicuri che il suo racconto vi trasporterà con la mente e l’anima in quei luoghi splendidi.

 

…Ora non ci resta che augurarvi buona lettura (e se volete contattare Marco, vi aspettiamo qui)!

 

Myanmar

Inseguire i propri sogni non è lavoro facile, anzi, richiede un grande sforzo, tanto impegno e molti sacrifici. E soprattutto richiede tempo. Molto tempo.

E noi questo tempo non ce l’abbiamo.

Viviamo in un mondo talmente rapido e veloce da non accorgerci che il tempo ci scivola via dalle mani senza neanche riuscire ad afferrarlo.

Tutti i giorni sveglia all’alba, un caffè veloce giusto per riprendere conoscenza e via per un’ora nel traffico della tangenziale, a sprecare giornate per un lavoro che neanche ci piace. Tutto per le settimane di ferie ad agosto, dove finalmente potrai scegliere in quale parte del mondo continuare a vivere l’altra vita, quella vera, quella che ti piace, quella del viaggiatore. Per questo ho scelto di andare in Myanmar.

Per staccare da tutto e da tutti.

Poco inglese nonostante la lunga dominazione, costo della vita ancora basso con relativi hotel a prezzi accessibili e soprattutto poco WiFi. Volevo starmene isolato per un po’ proprio come isolata era stata la Birmania per un lungo periodo. Staccare da tutto e da tutti. “Nel Sud-Est Asiatico” rispondevo agli amici che mi chiedevano dove sarei andato in vacanza questa estate, perché quando dicevo Myanmar, specificando in alcuni casi anche Ex Birmania, il loro sguardo sembrava richiedere ancora un aiuto. Sono partito con lo zaino vuoto e basse aspettative. Pronto a tutto pur di poter recuperare quell’attimo di vita pura che da sempre mi regala il viaggiare.

Già dall’aereo riuscivo a distinguere chiaramente la forma particolare e allungata delle Stupa nella verde vegetazione, quando il sole illuminava i loro tetti dorati facendoli brillare come stelle. Alcune risplendevano in prossimità dei fiumi o dei grandi laghi. Da lassù tutto sembrava calmo e pacifico. Anche passeggiando lungo il fossato del maestoso Palazzo Reale di Mandalay, diretto verso la collina dei monaci che si alzava alle sue spalle, l’atmosfera per strada era tranquilla e rilassata.

La stessa sensazione di pace che provai sedendomi nel mezzo dell’U Bein Bridge mentre accarezzavo quel suo legno particolare, il teak, levigato dai passi dei monaci che lo attraversano ogni mattina all’alba da oltre un secolo.

Non c’è fretta in Myanmar, tutto segue un ritmo ben preciso scandito dagli altoparlanti dei monasteri che riempiono l’aria di ipnotici e ripetitivi mantra in una lingua che non conosco. Circa il 90% della popolazione è buddista e forse questo giustifica l’enorme numero di templi, pagode e monaci sparsi in tutto il paese. La piana di Bagan è probabilmente il posto migliore per riuscire a comprendere fino in fondo la Birmania.

Riunite in un’ansa del fiume Irrawaddy e risalenti al primo secolo dell’anno 1000 d.C., le rovine di quasi 4000 templi dominano il paesaggio circostante. Anche Terzani descrisse Bagan come: “Uno di quei luoghi che ti rende fiero di appartenere alla razza umana”.

Seduto al tramonto sugli antichissimi scaloni di pietra della Shwesandaw Paya, ammirando il sole scendere lentamente dietro le sagome dei templi all’orizzonte e colorare il cielo di morbide sfumature, percepivo una profonda energia sprigionarsi tutto intorno e illuminare ogni singola ombra della mia anima.

Un’esperienza indimenticabile da provare almeno una volta nella vita.

Passeggiando tra le stradine della città di Kalaw, ex colonia britannica situata a 1300 metri di altezza nello stato Shan, tappa fondamentale per gli amanti del trekking e sede di uno dei mercati più belli e interessanti di tutto il Myanmar, la mia attenzione fu richiamata da un forno a legna e la parola “panzerotti”.

Parlai a lungo con Stefano, il proprietario del locale, un signore di Mantova che si era sposato e trasferito in Birmania circa una decina di anni fa. Anche lui stava cercando una via di fuga da quella routine tipica dell’Italia e di tutti i paesi occidentali in generale. In Asia aveva trovato il suo posto nel mondo. In quel paese dove tutti sono gentili e dai modi pacati, nel paese dei larghi sorrisi e degli occhi dolci, lui aveva incontrato l’amore.

Anche io stavo cercando qualcosa, forse del tempo per riflettere o forse delle risposte che continuavo a non trovare, ma solo viaggiando mi accorgevo di essere nella direzione giusta.

Myanmar

Pedalando distratto lungo le sponde del Lago Inle diretto verso l’ennesimo monastero, perso in una stradina sterrata che correva tra canali e risaie, mi fermai in una scuola per chiedere informazioni. L’allegro coro delle lezioni si sentiva fino a fuori. Circondato da piccoli studenti che ridevano chiassosi per le mie scarpe, fui “scortato” in cima alle scale fino alla sala delle insegnanti che aspettavano la fine dell’intervallo sorseggiando un tè riunite intorno a un tavolo. Nonostante sembrassero stupite dalla mia presenza, mi fecero accomodare servendomi una tazza fumante. Parlai soprattutto con l‘insegnante di inglese, anche se di inglese parlava poco. Insegnavano gratis per i circa 420 bambini presenti nell’istituto. “Per amore dei bambini” disse. Confesso di essermi commosso un attimo. Io avevo avuto la fortuna di studiare, di viaggiare, di imparare nuove lingue, tutte cose che molti di quei bambini non potranno mai fare. O per lo meno da noi è più facile.

Myanmar

Contemplando l’alba sopra una palafitta in un angolo sperduto del Lago Inle, avvolto nel silenzio dei giardini galleggianti pieni dei pomodori tipici della zona, pensai che la mia vita non fosse poi così male.

Viaggio per ricordarmi chi sono.

L’ultima tappa è stata nella vecchia capitale della Birmania, Yangon, una città di circa cinque milioni di abitanti dal fascino bohémien. I vecchi palazzi coloniali sono ricoperti dalla vegetazione e suggeriscono lo splendore di un tempo passato, quando Rangoon era in mano ai britannici all’inizio del secolo scorso. Passando davanti allo storico Strand Hotel, inaugurato nel 1901 e oggi sede dell’ambasciata australiana, non è difficile immaginare scrittori inglesi come Orwell o Kipling seduti al tavolino del caffè intenti a scrivere sui loro taccuini qualche efficace pensiero. Ma Yangon è anche una meta importante per tutti i buddisti birmani. Ospita, infatti, la leggendaria Shwedagon pagoda, indubbiamente la più bella e grande di tutto il Myanmar.

Myanmar

Si dice che al suo interno siano custoditi otto capelli dell’Illuminato. Situata sopra una collina, con uno stupa di 98 metri di altezza interamente rivestito da lamine d’oro e preziosi diamanti, è visibile praticamente da tutta la città.

Come un’elegante signora ogni sera indossa il suo vestito migliore, quando le luci delle candele si accendono e fanno risplendere la pagoda di brillante arancione dorato. Forse sarà stata solo una mia suggestione, ma l’atmosfera all’interno ti faceva sentire subito meglio. Non è facile da spiegare.

La Birmania con i suoi sorrisi e i suoi sguardi ingenui, lo splendore della natura che la circonda, quella mistica sensazione nell’aria che come un profumo ti affascina e ti seduce delicatamente era riuscita a farmi raggiungere un sogno difficile quanto impossibile da lasciare stare. Colmare quella voglia di vita, di avventura, di scoperta comune a tutti noi malati di Wanderlust.

Articolo di Marco Tucci, autore del libro “L’ombra del viaggiatore: la strada delle meraviglie

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Redazione Zaino in Viaggio

I viaggi sono la nostra più grande passione. Basta uno zaino, un biglietto aereo, una fotocamera e via, si parte.

2 Comments
  1. Sono maurizio Di Treviso , ho scoperto da poco il vostro sito e per quello che ho potuto sbirciare mi e parso interessante! Mi sono soffermato iun po di piu al racconto/esperienza del viaggio in birmania( mi piace ancora chiamarla cosi)perche sto organizzando un viaggio a gennaio p v proprio li toccando tutti I luoghi del racconto! Devo dire molto interessante . Inoltre grazie a voi ho scoperto dei libri che mi prenderlo da leggere! Continuero sicuramente a seguirvi ! Maurizio nardin

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